8 marzo, 1 donna su 5 non lavora piu' alla nascita del primo figlio. mastrocinque: interventi strutturali
La fotografia scattata dal "Rapporto Plus 2022 comprendere la complessità del lavoro" di Inapp rivela che una donna su cinque tra i 18 e i 49 anni non lavora più alla nascita del primo figlio.
La fotografia scattata dal "Rapporto Plus 2022 comprendere la complessità del lavoro" di Inapp rivela che una donna su cinque tra i 18 e i 49 anni non lavora più alla nascita del primo figlio. Le più penalizzate sono le giovani under 25 che dopo la maternità, nel 42,7% dei casi devono smettere di lavorare, nel 38,3% continuano a non lavorare (tra loro solo il 12,7% continua a lavorare) finiscono tra le disoccupate o restano inattive.
Sul calo della partecipazione femminile dopo la maternità, pesano condizione familiare, servizi di welfare e istruzione. Pesa la conciliazione tra lavoro e cura.
O MADRE O LAVORATRICE
Il presidente del Patronato Inac- Cia Alessandro Mastrocinque: "La difficoltà di conciliazione tra lavoro e cura incide pesantemente sul crollo demografico. Le donne sono costrette a scegliere tra lavoro e famiglia e non hanno la libertà di dare un contributo alla crescita e al progresso della società perché i servizi, in termini di aiuti alla maternità e il welfare sono inesistenti. L' intervento si rende necessario a tutti i livelli: dalle politiche fiscali ai sistemi di welfare, dagli orari di lavoro alle politiche per la famiglia. Si deve agire per sostenere da un lato la scelta della maternità e d'altro lato l'effettiva parità di genere in tutta la vita lavorativa, sociale e pensionistica" .
PERCHÉ LE DONNE ESCONO DAL MERCATO DEL LAVORO
La motivazione prevalente dell’uscita delle donne dal mercato del lavoro è la conciliazione tra lavoro e cura (52%), seguita dal mancato rinnovo del contratto o licenziamento (29%) e da valutazioni di opportunità e convenienza economica (19%). Nei nuclei familiari composti da un solo genitore sono più elevate le quote di uscita dall'occupazione dopo la maternità: 23% contro 18% tra le coppie. Nelle coppie invece è maggiore la permanenza nella non occupazione: 32% contro il 20% tra i monogenitori.
SERVIZI PER L' INFANZIA POCO ACCESSIBILI
Gli asili nido sono pochi e costosi. La scarsità di servizi per la prima infanzia è confermata dalla percentuale di genitori occupati che dichiara di non aver mandato i propri figli in età compresa tra 0 e 36 mesi all'asilo nido (56%). Tra coloro che invece mandano i figli al nido, poco meno della metà (48%) ha usufruito del servizio pubblico mentre una quota pari al 40% ha utilizzato un asilo nido privato e al crescere del reddito disponibile aumenta il ricorso ai servizi di asilo nido privati.
I NONNI SONO L' UNICO WELFARE DISPONIBILE
Per le famiglie che non possono farsi carico di tutti gli impegni di cura dei figli, i nonni sono l'alternativa più utilizzata (58%): è un'opzione economicamente vantaggiosa e in generale flessibile. Il “welfare-fai-da-te” è soprattutto utilizzato nel Mezzogiorno (63%). Il titolo di studio protegge dalla perdita del lavoro, ma solo in parte. Restano nel mercato del lavoro le più istruite (il 65% delle laureate), ma smette di lavorare oltre il 16% (sia di laureate, che di diplomate) contro il 21% delle madri con la licenza media.
SMARTWORKING E ORARI PIÙ FLESSIBILI SONO IN CIMA ALLE RICHIESTE ESPRESSE DALLE DONNE
Per conciliare lavoro e cura dei figli, circa un quarto degli intervistati ritiene fondamentale un orario di lavoro più flessibile, mentre un 10% indica la possibilità di lavorare in telelavoro o smart working. Il part-time è più frequentemente indicato dalle donne (12,4% rispetto al 7,9% degli uomini). Anche il dato relativo all'utilizzo dei congedi parentali (68,6% per le donne contro il 26,9% degli uomini) è segno di un modello familiare che relega la componente femminile nel ruolo di caregiver principale, con inevitabili effetti occupazionali e retributivi sia nel breve e che nel lungo periodo.