Legge di bilancio: “inac" e "donne in campo", ipotesi “opzione mater" sbagliata e discriminatoria
Il patronato e l’associazione al femminile della Cia-Agricoltori italiani confidano che venga tolto dal dispositivo il requisito di aver figli per andare in pensione anticipata con “Opzione Donna”
“L’Opzione donna che metterebbe su due livelli diversi le donne mamme dalle altre, sui requisiti d’età richiesti per fare domanda di pensione anticipata, sarebbe un fatto grave e discriminatorio”. E’ quanto rileva il patronato Inac-Cia attraverso le dichiarazioni del presidente Alessandro Mastrocinque, che aggiunge: “Confidiamo in emendamenti al testo base, contenuto nella Legge di Bilancio, che tolgano almeno questa parte del dispositivo, assieme ai requisiti dell’essere caregiver o invalida almeno al 74%”. Rileviamo -ha aggiunto Mastrocinque- come l’impianto generale della misura renda “Opzione donna” già, di per se, poco attrattiva per le donne lavoratrici che vorrebbero uscire anticipatamente dal mondo del lavoro, a testimoniarlo c’è la scarsa adesione riscontrata dalla sua introduzione e in tutti gli anni in cui la stessa è stata prorogata. Sostiene lo stesso disappunto l’Associazione Donne in Campo della Cia-Agricoltori Italiani che per voce della presidente Pina Terenzi afferma: “Opzione donna che viene presentata come un'opportunità, rischia di esporre le donne in condizione di povertà in età avanzata come più volte sottolineato dall'Ocse, e tende ad utilizzare il lavoro gratuito di autoaiuto che “tutte” le donne svolgono per sostenere le reti familiari e su cui si regge il sistema di welfare di questo paese”. “Donne in Campo auspica che la misura sia migliorata in senso più favorevole alle lavoratrici evitando la pesante penalizzazione sugli assegni di pensione”. Tra l’altro -chiosa il presidente del patronato Inac-Cia- immaginare uno sconto sul requisito dell’età minima per le donne con figli, fa retrocedere il nostro Paese, in temi di Diritti, di tanti decenni. Si ignorano le storie individuali, ci sono donne che non hanno potuto avere bambini, o quelle che hanno dedicato la loro esistenza lavorando e accudendo familiari in condizioni di gravi difficoltà: a loro è richiesta l’età minima di 60 anni ma qualora fossero anche mater, si scenderebbe a 58. Non ci sembra una ratio da Paese civile.