Opzione donna, nuovo rinvio. ipotesi 4 mesi di anticipo per ogni figlio, ma inps illustra conti in rosso
Incontro interlocutorio al Ministero del Lavoro, Mastrocinque: "Attenzione ai dati Inps sull'impennata della spesa pensionistica con una crescita di 23 mld per il 2023"
Mentre l' incontro della Ministra del Lavoro con le tre sigle sindacali si è concretizzato in un momento di ascolto, l'Inps indica l'impennata della spesa pensionistica attesa già da quest' anno. Si annuncia una crescita di 23 mld per il 2023 e 50 mld nel 2025.
Spinta dalla crescita dell'inflazione, la spesa dovrebbe salire dai 297,3 miliardi del 2022, a 320,8 miliardi alla fine di quest'anno e a 349,7 miliardi nel 2025, quando la sua incidenza sul Pil dovrebbe essere del 16,4% contro il 15,7% del 2022. Il nuovo intervento strutturale atteso da parte del Governo è una strada in salita.
L'Inps, anche a causa del peggioramento del quadro economico, prevede di chiudere l'esercizio 2023 con un risultato negativo di quasi 10 miliardi, contro gli 1,8 miliardi di “attivo” del 2022. "A queste condizioni non è possibile né superare la Fornero, con la Quota 41 proposta dalla Lega, né le uscite a 62/63 anni suggerita da CGIL, CISL e UIL" commenta il presidente di Inac Cia Alessandro Mastrocinque. "La nuova rotta sulla riforma pensionistica non potrà essere indicata ad aprile nel Def, ma accelerare i lavori e aprire il confronto con tutti gli attori è doveroso e necessario. Quanto si è verificato con Opzione Donna e la bocciatura degli emendamenti al Milleproroghe per tornare al sistema precedente per mancanza di coperture economiche è una chiara dimostrazione" continua.
Sono in peggioramento i conti dell'Inps. Senza nuovi interventi, l'Istituto vedrà inesorabilmente peggiorare la situazione patrimoniale. Il problema sostenibilità: nel 2050 rischia di scendere a 1 il rapporto lavoratori-pensionati.
"Sta per venire meno l equilibrio finanziario del sistema previdenziale. Il presidente Tridico è stato chiaro: se oggi ci sono circa 1,4 lavoratori per pensionato, già nel 2029 si scenderà a 1,3 con il serio rischio di arrivare a 1 nel 2050" .
LA SEPARAZIONE PREVIDENZA-ASSISTENZA
Il Governo scommette sui positivi effetti che produrrebbe sui conti una separazione delle voci pensionistiche da quelle assistenziali. Una separazione che i sindacati reclamano a gran voce. Nell'ultimo rapporto del centro studi e ricerche “Itinerari previdenziali”, Alberto Brambilla evidenzia che nel 2021 escludendo gli oneri assistenziali per maggiorazioni sociali, integrazioni al minimo e Gias dei dipendenti pubblici (23,257 miliardi in totale), l’incidenza della spesa previdenziale sul Pil sarebbe scesa al 12,11%. Un dato – si legge nel rapporto – più che in linea con la media Eurostat.
Intanto, in occasione dell’incontro meramente interlocutorio al Ministero del Lavoro, emerge anche la possibilità di eliminare o ridurre in modo sostanziale il vincolo minimo di 1,5 volte l’assegno sociale per accedere alla pensione di vecchiaia nel sistema contributivo.
Il Governo valuta l’ipotesi di estendere i quattro mesi di anticipo per ogni figlio (già previsti dalla riforma Dini solo per chi è nel contributivo pieno) a tutte le forme pensionistiche per le donne. È quanto hanno riferito i sindacati al termine dell’incontro al ministero del Lavoro, dedicato in particolare al tema delle donne e dei giovani. Quattro mesi di anticipo equivarrebbero a 700 milioni di spesa in più, aggiungono spiegando che sono in corso valutazioni tra tecnici del Lavoro e Mef. Il nodo allo stato attuale è ancora quello delle coperture.