Salario minimo, l' italia rinuncia a introdurre una soglia stipendiale e opta per una riforma alternativa
Mastrocinque: in Italia ci sono paghe da fame, non vedo un rafforzamento dei contratti collettivi nazionali, ma un indebolimento crescente con l'adesione massiccia alla contrattazione di II livello
In 21 dei 27 Stati membri dell'Unione europea è stato già introdotto il salario minimo ma l’Italia ha deciso di optare per una riforma alternativa, rinunciando all’introduzione di una soglia stipendiale. Una posizione che implica un rafforzamento dei contratti collettivi nazionali, prevedendo salari giusti.
Il 30 novembre 2022 è stata approvata in Parlamento la mozione che supera la possibilità di istituire una legge sul salario minimo legale. Ma con l'impegno del Governo di tutelare i diritti dei lavoratori con misure alternative connesse alla contrattazione collettiva, alla riduzione del costo del lavoro, a taglio del cuneo fiscale, al potenziamento delle politiche attive e dell’alternanza scuola lavoro.
Ma la nuova direttiva europea che impegna gli Stati membri ad introdurre riforme e iniziative legislative in grado di adeguare il salario minimo alla crescente inflazione e al costo della vita, pur senza fissare una specifica soglia, riapre la questione in Italia.
La nuova direttiva si applicherà a tutti i lavoratori dell’Ue con un contratto o un rapporto di lavoro ma è anche vero che i Paesi Ue, in cui il salario minimo gode già di protezione, grazie ai contratti collettivi, non saranno tenuti a introdurre queste norme o a rendere gli accordi già previsti universalmente applicabili.
"Non volendo introdurre un intervento legislativo, l'Italia deve rafforzare i contratti collettivi nazionali, prevedendo salari giusti. Oggi i contratti esistenti non garantiscono tutele, e alcuni lavoratori di settori deboli non sono coperti da contratti, con un salario di 4-5 euro all’ora" spiega il presidente del Patronato Inac.
La direttiva UE introduce l’obbligo per tutti i Paesi di istituire un sistema di monitoraggio affidabile, controlli e ispezioni sul campo, per garantire conformità e contrastare i subappalti abusivi, il lavoro autonomo fittizio, gli straordinari non registrati o la maggiore intensità di lavoro.
"Ma c'è un'altra riforma che attende il pronunciamento del legislatore e riguarda l'articolo 39 della Costituzione sulla tutela del lavoro e che deve essere sollevata a monte: il numero sempre crescente di soggetti giuridici che concludono Accordi di lavoro deve avere una regolamentazione, tale da compattarsi sulla contrattazione collettiva. La corsa alle sigle sindacali cosiddette pirata indebolisce la rappresentanza delle sigle sindacali confederali che possono aiutare concretamente i lavoratori ad essere tutelati" conclude.