16 Giugno 2023 | Notizie

Pensione a 62 anni nel 2024, verso la conferma di quota 103

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Risparmiare risorse e consentire per il 2025 la riforma pensionistica con l'attuazione di Quota 41 per tutti

Risparmiare risorse e consentire per il 2025 la riforma pensionistica con l'attuazione di Quota 41 per tutti. E' quanto trapela tra gli addetti ai lavori in merito alla strategia varata dal Governo Meloni, che nei prossimi giorni potrebbe confermare alle parti sociali l'opportunità di confermare Quota 103 anche il 2024.

Se confermata, l'ipotesi vorrebbe che anche nel 2024, chi raggiunge i 41 anni di contributi potrà approfittare di Quota 103 per anticipare l'accesso alla pensione fin dall’età di 62 anni, con ben 5 anni di anticipo rispetto a quanto previsto dalla pensione di vecchiaia (ma appena 1 anno e 10 mesi, 10 mesi per le donne, rispetto alla pensione anticipata). Nel primo quadrimestre dell'anno Quota 103 ha raggiunto le liquidazioni registrate per Quota 102 in tutto il 2022.

PENSIONE A 62 ANNI, COME FUNZIONA QUOTA 103
Anche Quota 103 consente l’accesso alla pensione una volta che la somma tra età anagrafica e anni di contributi dà come risultato il numero indicato, 103 in questo caso.
Solitamente per le quote vengono fissati dei requisiti minimi tanto per l’età anagrafica quanto per i contributi: ed è così anche in questo caso, in quanto Quota 103 richiede 62 anni di età e almeno 41 anni di contributi.

Per disincentivare le uscite, poi, vengono previsti dei paletti:
non è possibile cumulare la pensione con i redditi da lavoro almeno fino a quando non vengono maturati i requisiti per la pensione di vecchiaia, quindi fino al compimento dei 67 anni;
fino al compimento dei 67 anni chi va in pensione con Quota 103 non può avere un assegno di importo superiore a 5 volte il trattamento minimo Inps. Considerando che questo nel 2023 è pari a 567,94 euro, il tetto mensile da non superare è pari a 2.839,70 euro.

PENSIONE, LE FINESTRE MOBILI CHE RITARDANO LA DECORRENZA RISPETTO ALLA DATA MATURATA PER I REQUISITI
Anche per Quota 103, com'è stato per Quota 100 e Quota 102, vengono previste poi delle finestre mobili che ritardano la decorrenza della pensione rispetto alla data in cui vengono maturati i requisiti.

Nel dettaglio:
per i lavoratori del settore privato l’erogazione del primo rateo pensionistico avviene 3 mesi dopo la maturazione dei requisiti;

per i lavoratori del settore pubblico, l’erogazione avviene 6 mesi dopo la maturazione dei requisiti;
nel settore scolastico, invece, la decorrenza è sempre e comunque al 1 settembre 2023.

La regola prevede però che per andare in pensione con Quota 103 bisogna averne maturato i requisiti entro l’anno in corso. Vale tanto per i contributi quanto per l’età: ciò significa che oggi questa possibilità è riservata ai nati entro l’anno 1961 ma appunto le cose potrebbero cambiare in caso di proroga anche per il 2024.

PENSIONE, LA RIFORMA SLITTA ANCORA
Il capitolo dedicato alla riforma pensionistica è destinato a slittare ancora. L'argomento sarà riaperto a settembre, nella nota di aggiornamento del Def, e in vista della prossima legge di bilancio. Per questo si alimenta l'ipotesi di una conferma di Quota 103, che andrebbe ad accontentare coloro che per poco non sono riusciti a raggiungere i requisiti nel 2023: ad esempio chi solo il prossimo anno arriverà ai 41 anni di contributi richiesti, o anche i nati nel 1962.

PENSIONE IN AUMENTO DA LUGLIO, OLTRE ALLA QUATTORDICESIMA
Scattano dal 1 luglio 2023 i tanto annunciati aumenti delle pensioni minime individuati già nella Legge di bilancio, che interesserà una platea di circa 1,3 milioni di pensionati italiani.
Gli aumenti dunque partiranno da luglio 2023 e ma ai pensionati verranno corrisposti importi più alti con arretrati e nel mese di Luglio 2023 verranno erogate anche le quattordicesime. L'aumento è stato pensato per fronteggiare la  necessità di contrastare l'aumento del tasso di inflazione che ha raggiunto nei mesi scorsi cifre record, ossia l’11,6%. Infatti gli importi aumenteranno per i titolari di prestazioni pensionistiche minime cioè per coloro che allo stato attuale percepiscono 563,74 euro mensili.

Secondo quando comunicato dall’INPS l’aumento è concesso da gennaio a dicembre 2024 e sarà dell’1,5% per le pensioni di importo pari o inferiori al trattamento minimo INPS per il 2023, e del 2,7% nel 2024. Per gli gli over 75 l’aumento per il 2023 sarà del 6,4%.

PENSIONE, GLI IMPORTI OGGETTO DELL'AUMENTO
Vi ricordiamo che l’aumento degli importi dei trattamenti pensionistici non spetta a tutti ma solo a coloro che allo stato attuale percepiscono l’assegno minimo cioè 563,74 euro, o cifre più basse. Nello specifico per gli over 75 si attende un aumento fino a 600 euro.
La circolare INPS del 3 aprile 2023 prevede dunque per i beneficiari over un aumento di 36,08 euro al mese a partire dal 1 luglio. Per coloro che ricevono la pensione minima dunque l’importo dell’assegno sale a 599,82 euro al mese. Per coloro che hanno un’età anagrafica inferiore ai 75 anni, invece, l'aumento è più contenuto. Si attesterà cioè intorno all’1,5% con un aumento degli importi da 563,74 a 572,20 euro, che in sintesi significa 8 euro in più.
L’assegno di luglio sarà particolarmente alto perchè l’INPS pagherà anche gli arretrati calcolati a partire da gennaio e la quattordicesima. Quest’ultima è una somma aggiuntiva che spetta a chi ha almeno 64 anni e un reddito complessivo fino a un massimo di 1,5 volte il trattamento minimo annuo del Fondo pensioni lavoratori dipendenti fino al 2016 e fino a 2 volte il trattamento minimo annuo del Fondo lavoratori dipendenti dal 2017.

IN SINTESI, SU OGNI 100 EURO DI PENSIONE:
Un pensionato under 75 avrà aumento di 1,50 euro;
un pensionato over 75 avrà aumento di 6,40 euro;
gli arretrati calcolati sui sei mesi per gli under 74 saranno di 9 euro;
gli arretrati calcolati sui sei mesi per gli over 75 saranno di 38.40 euro.

Per effetto della progressione gli importi spettanti saranno per coloro che hanno un reddito fino a 1,5 volte la pensione minima Inps:
437 euro per una contribuzione versata inferiore a 15 anni (che salgono a 18 anni per gli autonomi);
546 euro per contributi compresi tra 15 e 25 anni (fra i 18 e i 28 anni per gli autonomi);

655 euro per chi possiede contributi superiore a 25 anni (28 anni per gli autonomi).

Se il reddito annuale risulta tra 1,5 volte e 2 volte il trattamento minimo Inps i nuovi importi saranno:

336 euro con contributi inferiori a 15 anni (che salgono a 18 anni per gli autonomi); 

420 euro con contributi compresi tra 15 e 25 anni (18 e 28 anni per gli autonomi);
504 euro con contributi superiori a 25 anni (28 anni per gli autonomi).

 


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