Pensioni integrative, il piano del governo per garantire la copertura ai giovani con carriere discontinue
Come già preannunciato dal Patronato Inac-Cia e illustrato di recente dalla Corte dei Conti e dal dossier Covip, senza una adeguata risposta previdenziale a giovani, si rischia una bomba sociale
Come già preannunciato dal Patronato Inac-Cia nelle settimane precedenti e illustrato di recente tanto dalla Corte dei Conti, quanto dal dossier Covip - Commissione di Vigilanza sui Fondi Pensione-, senza una adeguata risposta previdenziale a giovani, precari e partite Iva, inseriti nell'attuale sistema contributivo, si rischia di innescare una bomba sociale.
Il piano immaginato dal Governo potrebbe essere sottoposto al vaglio dei sindacati in vista della nuova manovra che sarà varata in autunno. L'esecutivo Meloni lavora a un piano per garantire un'adeguata “copertura pensionistica” ai giovani “contributivi” e con carriere discontinue. Ovvero una forma di garanzia per la previdenza pubblica e con accessi agevolati e incentivati alle pensioni integrative. Il rafforzamento della previdenza integrativa è l'indicazione che arriva anche dalla Covip, che ha appena scattato una fotografia sull età media degli iscritti ai fondi complementari: l’età media degli iscritti negli ultimi cinque anni è lievitata da 46,1 a 47 anni. Assenti i giovani.
PENSIONI DA FAME IN PROSPETTIVA PER GLI ATTUALI 40ENNI.
Anche la Corte dei Conti si è pronunciata di recente sulle prospettive pensionistiche. La simulazione effettuata su un campione di dati Inps, rivela che chi oggi ha 40 anni ha uno zaino previdenziale piuttosto leggero. Il montante contributivo su cui si calcola l'assegno pensionistico è accettabile solo per i lavoratori delle Forze armate e del comparto sanitario. Di questo passo dovranno rinunciare a una pensione pubblica accettabile i lavoratori autonomi e, in particolare, tra i parasubordinati e i coltivatori diretti, ma anche le lavoratrici private.
PENSIONI INTEGRATIVE, LONTANA UNA RIFORMA STRUTTURALE DEL SISTEMA PENSIONISTICO
La tanto attesa riforma pensionistica slitta al 2024, ma è possibile che vedrà la luce nel 2025, a causa delle poche risorse a disposizione del Governo. In attesa di riformare l'intera impalcatura, si vagliano i primi interventi. Il cantiere sulla previdenza dovrebbe ripartire entro la fine di giugno con un tavolo tecnico sugli anticipi pensionistici. Tra gli interventi da mettere in campo a stretto giro c'è il piano giovani, che dovrebbe poggiare su forme di garanzia e su misure ad hoc come il riscatto ultra agevolato della laurea e su incentivi e sconti fiscali per accedere più facilmente alle forme di previdenza complementare.
PENSIONI INTEGRATIVE, COVIP RIVELA AUMENTO DELL'ETÀ MEDIA DEGLI ISCRITTI AI FONDI PENSIONE
L'ultima relazione annuale della Commissione di vigilanza sui fondi pensione mette in evidenza come ai fondi pensione acceda un numero troppo basso di giovani, ovvero di chi avrebbe, almeno sulla carta, maggiormente bisogno di costruirsi un paracadute previdenziale. Dai dati aggiornati a fine 2022 emerge che solo il 18,8% degli iscritti alle forme di previdenza integrativa ha meno di 35 anni mentre il 48,9% appartiene alla fascia di età centrale (35-54 anni) e il 32,3% ha almeno 55 anni.
La Covip sottolinea che «dal 2018 al 2022 si è assistito a un progressivo spostamento dalle classi di età centrali a favore di quelle più anziane, pari a circa cinque punti percentuali». Anche se «la classe più giovane (sotto i 35 anni di età) registra una crescita di 1,1 punti percentuali». E per effetto di questa evoluzione, l'età media degli iscritti è salita nell’ultimo quinquennio da 46,1 a 47 anni.
PENSIONE INTEGRATIVA, GLI AUTONOMI ACCEDONO A 52 ANNI
Ildossier della Covip si sofferma anche sulle oscillazioni anagrafiche a seconda della diversa condizione professionale. Dal 2018 al 2022 per i lavoratori dipendenti iscritti alla previdenza complementare l'età media cresce da 46,1 a 46,8 anni, mentre per gli «autonomi» lievita da 49,6 a 52 anni. Nella relazione dell'Authority si afferma che «solo il 7% degli aderenti lavoratori autonomi ha meno di 35 anni rispetto all’8,2% di cinque anni fa; per contro, l'incidenza dei lavoratori dipendenti con meno di 35 anni è cresciuta dal 16 al 17,3 per cento. Gli ultra cinquantacinquenni sono il 45% tra i lavoratori autonomi e il 29,1 tra i dipendenti».